TEATRO GRECO

MAESTRI, AVANGUARDIE E DERIVE DELLA SCENA CONTEMPORANEA

π

Il carattere del Pi Greco (π) evoca una soglia: quella di un teatro che decide di aprire le proprie porte all’esplorazione dei molteplici linguaggi che caratterizzano oggi la scena del contemporaneo.
Pi Greco MAD sarà il festival grazie al quale, dal 24 Marzo al 12 di Aprile 2026, Maestri Avanguardie e Derive della scena contemporanea irromperanno sul palcoscenico del Teatro Greco, nuova sede del neonato Teatro della Città di Roma.
Eugenio Barba, Julia Varley, Biagio Caravano, Kinkaleri, Igor Esposito, Fabio Pisano, Marco Tullio Giordana, Davide Enia, Arianne Wang sono soltanto alcuni fra le artiste e artisti che hanno già confermato la loro presenza.
Pi Greco, un numero irrazionale, le cui cifre decimali continuano all’infinito senza ripetere uno schema fisso. Come irrazionali paiono essere le infinite combinazioni di cifre stilistiche e formule poetiche, espressione della mutevole realtà di questo tempo sfuggente, tramite le quali proveremo a riscoprire, sera dopo sera, il senso ultimo dell’abitare un teatro. Consapevoli che, al di là del risultato, è proprio questa continua ricerca a stimolare e smuovere il nostro interesse.
Pi Greco, un numero affascinante, che ci accompagna fin da quando ancora bambini e con gli occhi pieni di meraviglia lo scopriamo fra i banchi di scuola. Numero che non è soluzione di alcuna equazione algebrica e ci dimostra, una volta ancora, come la quadratura del cerchio sia operazione impossibile, oltre che indesiderabile.
Pi Greco è la vastità delle possibilità degli orizzonti cangianti della danza, del teatro, delle arti performative in genere.
Ma π è anche il rapporto di stretta interdipendenza fra il diametro e il cerchio che lo contiene e evoca le infinite rotte (derive?) che, passando per il centro, attraversano lo spazio della città raggiungendone e congiungendone le periferie (περιφέρεια) più estreme. Una cartografia dell’anima dell’Urbe con cui il nostro progetto cerca con forza di entrare in risonanza, per tentare di indagarne le culture sotterranee, mapparne i territori meno battuti e provare a estenderne idealmente e concretamente il perimetro (περίμετρον) oltre i confini fisici e mentali che la contengono.
Un numero che non si può misurare o conoscere,: se mettiamo in fila tre diametri otteniamo una “quasi circonferenza”, ma rimane sempre un pezzettino che avanza, un minuscolo frammento di realtà che tracima e ostinatamente resiste.
Un frammento piccolissimo, infinitesimale, che sfugge alla nostra conoscenza e, forse, anche alla nostra comprensione razionale: quel valore minimo di senso perduto che ancora custodiamo nelle pratiche del nostro fare teatro e che orienta e direziona il nostro percorso.